(#008) meet my snottynosed kids LOTTERY

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    ?mystery?
    meet my snottynosed kids lottery

    per la prima volta nella storia di questo portfolio e delle sue lotteries, ho deciso di indirne una che riguardasse un argomento molto personale e particolarmente a cuore: i miei personaggi. essendo che ve ne sono stati parecchi nel lento scorrere della mia vita, ho preferito limitarmi a quelli creati negli ultimi due anni (ovvero dall'ultima volta in cui sono ri-approdata sui gdr by forum in seguito ad una lunga pausa), anche per il fatto che li ritengo molto meglio delineati e nati da una mente sicuramente più matura (ora vi sfido a spulciare i numerosi topic dei miei personaggi risalenti al 2010 lmao). dopo questa prima scrematura, mi sono ritrovata davanti a ben d i c i a n n o v e anime e m'è sembrato - oltre che un numero dispari, con i quali ho problemi gh - eccessivo. al che ho pensato bene di selezionarne qualcuno, forse tra i miei preferiti o coloro che sono riuscita a sviluppare meglio nei loro specifici contesti narrativi. indipendentemente da tutto, però, vorrei sottolineare che amo tutte le mie creazioni, sempre. credo sia magnifico essere fiera di qualcosa.

    mi sembra doveroso dire: ogni scritto, ogni essenza, ogni personaggio che troverete appartiene a me e me soltanto. usate la fantasia, non copiate.

    cosa puoi vincere
    (l'* indica i premi di consolazione per i partecipanti)

    ❖ mia iscrizione ad una vostra lottery/iniziativa;
    ❖ mio abbonamento alle vostre lottery (no contest up/grafici);
    ❖ 20 up in un contest up a cui siete iscritti;
    ❖ 7 saluti in tag/guestbook;*
    ❖ esposizione banner 200x50 nella prossima lottery;
    ❖ esposizione banner 88x15 nella prossima lottery (in alto nel codice);
    ❖ 1 premio in più alla prossima lottery;*
    ❖ 1 numero in più alla prossima lottery;*
    ❖ 2 numeri in più alla prossima lottery;
    ❖ 1 premio in più alla prossima lottery dalla lista vincitori indipendentemente dall'estrazione;
    ❖ esposizione link al vostro forum in firma per 2 settimane;
    ❖ esposizione banner 88x15 in tutte le firme (fc/ff/bf) per 1 settimana;
    ❖ esposizione banner 88x31 in una delle firme (a scelta) per 1 settimana;
    ❖ spam importante per 3 settimane;*
    ❖ affiliazione, gemellaggio e/o gemellaggio speciale ricambiato;*
    ❖ affiliazione, gemellaggio e/o gemellaggio speciale ricambiato con uno dei tre banner (a scelta) in posizione di rilevanza;
    ❖ up al vostro messaggio spam in 10 forum;
    ❖ 5 spam del vostro forum;
    ❖ set di tesserini per lotteria (massimo 5);
    ❖ richiesta grafica a piacere (no skin);
    ❖ set completo di banner (1 banner 88x15, 1 banner 88x31, 1 banner 200x50, 1 banner 500x100, 1 banner 600x100);
    ❖ set di 3 banner della stessa misura a scelta;
    ❖ set avatar + firma;
    ❖ esposizione banner 88x31 in home per 1 settimana;*
    ❖ esposizione banner 88x31 in home per 2 settimane;
    ❖ esposizione banner 200x50 in home per 1 settimana;
    ❖ esposizione banner 500x100 in home per 4 giorni;
    ❖ esposizione banner 600x100 in fondo al forum per 1 settimana;
    numeri in più

    (+5) ina.forumfree.it
    (+5) stregadellalunaofficial.blogfree.net

    (+1) yuyamatsushita.forumfree.it
    (+1) gem-y.forumcommunity.net
    (+1) infinitymes.blogfree.net
    (+1) gemsworldchronicles.forumcommunity.net
    (+1) thelandofrimreagdrn.forumcommunity.net
    (+1) darktower.forumfree.it
    (+1) vampirecastle.forumfree.it
    (+1) shangxiang.blogfree.net
    (+1) thegates.forumfree.it

    (+1) cumberbatched-italy.forumfree.it
    (+1) besaid.forumcommunity.net
    (+1) keirahaze.blogfree.net

    ***


    premi normali in più

    (+1) carryonmywaywardson.forumfree.it
    (+1) nerobalipf.forumfree.it
    (+1) youngandbeautiful.forumfree.it
    (+1) majokkoparadise.forumcommunity.net
    (+1) darksideofgraphic.blogfree.net
    (+1) secrethaven.blogfree.net
    (+1) stregadellalunaofficial.blogfree.net

    premi lista vincitori in più

    (+1) alteredcarbongdr.forumcommunity.net
    (+1) thelandofrimreagdrn.forumcommunity.net
    (+1) shantegancity.blogfree.net
    (+1) cassieworks.blogfree.net
    (+1) ilgdrchenonce.forumcommunity.net
    regole+modulo

    [1] può iscriversi qualsiasi forum delle tre piattaforme (ff/fc/bf), a patto che non violi il regolamento generale.

    [2] ci saranno 10 numeri per ognuno dei miei 5 personaggi scelti, con un totale di 50 numeri. avverrà l'estrazione solo a numeri conclusi (con randomizer.org).

    [3] ogni forum può prendere di base 1 solo numero, tranne per le seguenti eccezioni: numeri in più nella lista affianco (+?), affiliazione/gemellaggio/gemellaggio speciale (+2).

    [4] i vincitori saranno 3 (indipendentemente dal team scelto) e potranno scegliere 3 premi dalla lista affianco. i partecipanti potranno scegliere 1 premio di consolazione fra quelli con l'* rosso, tranne per le seguenti eccezioni: premi normali in più (+? da scegliere fra quelli con l'asterisco), premi dalla lista vincitori in più (+? da scegliere indipendentemente se vincitori o partecipanti).

    [5] il tesserino deve rimanere visibile in home fino all'avvenuta estrazione, in caso contrario si verrà squalificati senza ulteriori avvisi.

    [6] per potervi iscrivere, compilate il seguente modulo:

    CODICE
    [font=Fredoka One]› link forum:[/font] per esteso
    [font=Fredoka One]› numero base:[/font] (1)
    [font=Fredoka One]› numeri in più:[/font] (+?)
    [font=Fredoka One]› numeri alleanza:[/font] (+2) se affiliato/gemellato/gemellato speciale
    [font=Fredoka One]› avviso:[/font] topic/tag
    [font=Fredoka One]› a pelle, con quale personaggio preferiresti ruolare?[/font] joshua - trinity - ophelia - zyko - baxter

    CODICE
    <a href="https://phosphene.forumfree.it/?t=76602601"><img src="link tesserino scelto" title="meet my snottynosed kids"></a>

    DhXMTT8

    Regina Holland, da poco Davis, si chiese se avesse commesso qualche errore durante la gravidanza - come ad esempio quella volta in cui non aveva resistito al gravante stress della suocera e si era rintanata nel lussuoso bagno per consumare circa cinque sigarette di fila seduta sulla tavoletta del cesso o, ancora, quell'indelebile giorno in cui s'era lasciata sopraffare dal desiderio incontrollabile di un enorme cestello di patatine fritte, tanto unte quanto deliziose, che le avevano causato un conseguente epico vomito - nell'attimo in cui le consegnarono in braccio, sdraiata nel lettino ospedaliero, un minuscolo fagotto con un'evidente smorfia corrucciata sul volto. Le sembrò quasi stesse inveendo contro l'umanità circa la costretta e per niente voluta fuga da un luogo tranquillo in cui lui si riteneva il Re indiscusso. Gli accarezzò la fronte con le tremanti dita e sorrise fra sé e sé quando pensò alla possibilità che da Re, Joshua Davis sarebbe retrocesso a principe. Regina Holland Davis si era poi tanto sbagliata?

    Il periodo che seguì il 17 Settembre del '52 vide costruirsi un minuscolo Joshua, sempre ancorato alla madre (insegnante d'asilo di umili origini) e desideroso di pescare quotidianamente ogni attenzione del padre (Conrad Davis, membro del consiglio governativo), che, perso il primo dente da latte, rivelò completamente la sua natura di capriccioso erede; fu così che partirono gli innumerevoli giocattoli (pretesi), gli isterici pianti per riprendere in mano il coltello dalla parte del manico e gli sfoghi di autentico (e conveniente) amore ogni qualvolta fosse necessario. La governante di quel tempo, in un'ipotetica intervista, l'avrebbe designato come il diavolo in persona, uguale al famoso Damien di quel film che aveva recato tanto scalpore e che gli adulti avevano voluto proibire ai figli ancora adolescenti nel non troppo lontano '76. All'ennesima rana morta nella sua borsa, ella s'era licenziata.

    Non le uccideva lui, le rane. A undici anni ne aveva vista una talmente squilibrata da buttarsi sotto ad una macchina piuttosto che essere toccata da uno dei suoi vecchi pastelli a cera. C'era rimasto male e l'aveva fissata così intensamente (o, almeno, ciò che ne rimaneva) da vederla tremare un poco. Poi l'aveva disegnata, arrabbiandosi istericamente quando sua madre - una volta mostrato il disegno - gli aveva risposto distrattamente un "Sembra buono quel pasticcio, bravo!". Era una rana, diamine. Quella sera i suoi genitori si meritarono una pisciata nel letto.

    La sua prima volta si consumò in palestra a quindici anni durante l'orario scolastico, in uno degli stanzini adibiti a sgabuzzino in cui l'odore di sudore filtrava mescolandosi con quello di gomma, magnesia e lubrificante alla ciliegia. Non l'aveva mai fatto prima ed aveva visto poco o niente, solo i fumetti dei suoi amici ogni qualvolta decidessero d'incontrarsi in una delle case assenti dai genitori lo aiutarono a spalancare le gambe di Tania (una dei tanti bracci destri delle ragazze più popolari - a lui non fregava chi fosse, però era bionda, un biondo cenere da leccarsi i baffi) e riuscire a colpire il punto giusto al primo tentativo. Non gli piacquero i baci o forse era lei a non saperli dare.

    La sua ventiduesima volta tornò ad essere una prima, poiché il punto davvero giusto stavolta lo ritrovò dentro di sé. Durante una delle sue esplorazioni in cerca di rane o foglie autunnali o accendini esauriti da aggiungere alla collezione, aveva incontrato Chris e dopo quattro birre, quello lo aveva assalito con la lingua. Durante tutto l'amplesso, solo una singola volta il pensiero delle conseguenze che quell'evento avrebbe avuto su di lui gli aveva sfiorato l'anticamera del cervello. Tutti gli altri, invece, cantarono in coro quanto piacevole fosse stropicciarsi le dita in petti duri e piatti.

    Trascorsero anni, finirono scuole, sopraggiunse l'effettiva pressione genitoriale circa il ruolo ch'egli avrebbe avuto nella società e fu così che, a vent'anni, mostrò per l'ennesima volta il dito medio e si stravaccò sulla sua comoda poltrona preferita. I litigi non finirono mai, le concessioni neppure. I suoi due vecchi erano troppo permissivi e negli attimi in cui la loro sana e buona pazienza toccava le stelle, era inevitabile che esplodessero sbrindellando anche l'enorme ed intenso ego del figlio ribelle. Fu durante una di queste esplosioni che Joshua ricevette il suo primo vero schiaffo in faccia, la madre in lacrime per ciò che aveva orgogliosamente pronunciato; "Le persone come me non sgobbano, fate voi che è già abbastanza." La seconda sberla arrivò verbale e suo padre, furente, gli indicò l'enorme cornice che ritraeva il nonno in abiti militari, morto durante la Seconda Guerra Mondiale, ed allegandoci parole che Joshua si stampò in mente a fuoco: "Ingrato. Se ora vivi con la pancia piena e tutte e due le gambe è perché persone come LUI si sono sacrificate per persone come te. Sei la disgrazia della mia vita." Fu quel leggero dolore alla guancia e quello squarcio nel cuore, quella scoperta effettiva di un lato dei suoi genitori che non credeva esistente, che lo spinsero a darsi da fare.

    Il suo ego era largo, denso, pesante, esattamente come le sue spalle ed i suoi addominali dopo che a vent'anni iniziò con i suoi allenamenti quotidiani in seguito all'arruolamento in una base militare a qualche chilometro di distanza da Huntsdale. Dava un'attenzione morbosa al suo fisico, fin dal modo in cui le sue gambe dovevano muoversi nel fango delle esercitazioni per arrivare anche a triplicare il numero di flessioni con la maglia sudata attorno al collo. L'anno dopo venne spedito in Vietnam e per la prima volta nella sua vita provò la paura. Si macchiò di sangue, nemico ed amico, di budella e terra e cenere e tante urla quante corde vocali spezzate da proiettili perforanti. Non vide la conclusione di quel massacro, avvenuto un anno dopo dalla sua partenza, perché si beccò un proiettile di calibro 12,7 mm alla spalla che lo spinse ad un respiro dal dissanguamento. Venne curato e, in seguito, spedito nuovamente nell'Oregon, al fianco dei genitori che lo accolsero con residui di lacrime.

    Ora vive con una cicatrice appena sotto alla clavicola sinistra.



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    Larry Ackerman adorava ascoltare i suoi dischi in vinile a qualsiasi ora del giorno, fin da quando i suoi genitori gli avevano regalato un giradischi nuovo di zecca e laccato di rosso, talmente nuovo da assomigliare ad un'autentica lingua di fuoco. Ascoltava i Rolling Stones facendosi la barba, allacciandosi gli stravaganti stivali in camoscio prima di uscire per andare in città, stappandosi la quinta birra della serata stravaccato sul suo divano davanti alla televisione. Solitamente ne scolava altre tre prima di lasciar penzolare il capo contro lo schienale e ronfare rumorosamente nel piccolo salotto della casa che con fatica riusciva a pagare. Un giorno ne aveva stappata una in più, s'era alzato, aveva raggiunto Trinity e Michael in cucina - intenti a fare collage informi di ritagli di giornale assieme alla madre -, aveva poggiato i larghi palmi delle mani sulle loro testoline e aveva detto una sola cosa: "Fate i bravi". Poi era uscito dalla porta d'ingresso senza degnare neppure di uno sguardo Jenn Ackerman. Non era mai più tornato.

    Michael era più grande di lei di solamente due anni ma Trinity non aveva mai sentito nessun tipo di distanza fra di loro, men che meno temporale. Costretti dai problemi economici della famiglia a condividere un'unica camera da letto, i due si ritrovavano spesso a combattere fantasmi e pirati sotto alle coperte fino a notte fonda, pronti a simulare un autentico sonno principesco al minimo rumore oltre la porta che annunciasse l'imminente arrivo della madre. Erano sempre assieme e l'anno in cui anche Trinity iniziò a frequentare le scuole elementari ad Huntsdale, rafforzarono il loro rapporto in un autentico duo contro il mondo. Quando a undici e tredici anni videro scomparire il padre oltre la soglia d'ingresso per mai più far ritorno, i due vennero sopraffatti da sensazioni opposte: Michael continuò per tutta la vita a sperare di vederlo tornare, pronto ad accoglierlo con un abbraccio che traduceva perfettamente la sua volontà di perdonarlo; Trinity, invece, provò rabbia ed il rancore continuò imperterrito a crepitare nelle sue vene fino a possederla completamente. Non si allontanarono per quel contrasto ma svariate volte si confrontarono sotto allo sguardo colpevole della madre.

    Vivere con una madre single non si rivelò essere altro che uno spasso: i nuovi (sempre destinati ad essere sostituiti) e differenti fidanzati di Jenn Ackerman erano tutti accomunati dalla volontà di farsi accettare e piacere dai figli, pratica che li vedeva fare regali, gaffe, inscenare teatrini da soap opera per i quali Trinity e Michael si sbellicavano dalle risate. Da quando il padre li aveva abbandonati al loro destino, i tre erano mutati in un autentico circolo di amici dove battute, impressioni e prese in giro permeavano con una nota dolce di calore famigliare. Trinity adorava i pomeriggi in cui, finita la scuola, sua madre li caricava sul suo catorcio poco definibile come macchina e li portava a strafogarsi di milkshake nel centro commerciale della città. Erano ricordi intimi, felici, a cui ella si sarebbe appigliata sempre con un sorriso.

    La pubertà arrivò come un calcio negli stinchi. Sua madre divenne sia la sua salda colonna portante che il suo peggior nemico - ad alternanza. Con lo sguardo puntato a suo fratello che sempre più riusciva ad attrarre occhi femminili su di sé (Trinity rispondeva a quelli maschili con un vero e proprio death stare), nonché circondarsi di amici d'ogni calibro che Trinity considerava rozzi e senza cervello, e la confessione da parte della sua migliore amica Madison di aver baciato un ragazzo di qualche anno più grande, la giovane quindicenne realizzò di essere rimasta indietro. Sensazione che s'ingrandì ulteriormente quando Michael si presentò a casa con la sua diciottesima ragazza dell'anno fra le battute di sua madre ed i sorrisi del fratello. Qualcosa dentro di lei ribolliva e parve quasi che un mostro (l'Adulto) fosse stato in grado di rubarle da sotto il naso tutto ciò a cui aveva sempre fatto affidamento, abbandonandola a se stessa in una zuppa fredda di meri ricordi. Non v'erano più pirati da sconfiggere né milkshake da considerare come il Santo Graal a cui aspirare e sul quale imminente arrivo crogiolarsi durante una assai noiosa lezione di letteratura. Fu inevitabile iniziare ad isolarsi, non prendendo la via delle sfigate che vedeva nella sua scuola con apparecchi per i denti simili a macchinari di tortura del Medioevo o quelle ragazze completamente vestite di nero che le mettevano i brividi anche solo per l'abisso d'ombretto sulle palpebre: no, Trinity Ackerman divenne una vipera solitaria, capace di mostrare i canini velenosi solo le volte in cui qualcuno decideva d'incamminarsi nel suo personale spazio vitale. Madison divenne irraggiungibile, poiché preferì di gran lunga circondarsi di ammiratori e cagnolini al guinzaglio piuttosto che di una stramba vipera fin troppo sicura di sé. S'iscrisse al club di scienze, la sua non troppo segreta passione, e le volte in cui non la si vedeva abbracciata ad un grosso tomo di chimica, Trinity adorava disegnare. Finite le lezioni, usciva all'aria aperta e si stendeva sullo stelo d'erba, non accorgendosi minimamente delle pupille su di sé.



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    Nascere in una famiglia benestante non era stata la migliore delle scoperte, non per Ophelia. Fin da bambina, attorniata da amici di famiglia e parenti sempre profumati di essenze dolci e nauseanti, ella era stata il centro d'ogni attenzione: sia che si trattasse di una minuscola costruzione di mattoni colorati e plastificati (i quali spesso finivano rivestiti di saliva fra denti da latte) o il primo saggio in tutù rosa davanti ad una platea di genitori con telecamere d'ogni sorta, Ophelia era il punto di fuga di tutta l'attenzione dei suoi consanguinei. Cresceva a vista d'occhio e seppur le sue spalle divenissero più larghe, il suo petto più prorompente e la sua mente più fine, il peso di così tante aspettative e di monitoraggio estremo gravava quasi fossero innumerevoli secchi di tonnellate di cemento rovesciati sul capo. Aveva tante passioni, dalle più infantili alle più mature, ma non le era mai stato chiesto nulla a riguardo: la madre troppo indaffarata a costruire un'immagine perfetta della famiglia per gli occhi estranei ed il padre puntato a rendere la sua unica figlia qualcuno in grado di far nascere stupore e meraviglia e tanta, troppa invidia a chiunque minacciasse il suo impeccabile lavoro di genitore. Egli era, oltre che un uomo di finanza direttamente collegato alla Néagi Bank la cui immacolata carriera non era mai sfiorita, un grande appassionato di sport: il tennis era la sua seconda vita e non passava giorno in cui non se ne andasse con i suoi amici d'alto rango a giocare partite infinite e chiacchierare di lavoro. Ophelia aveva impugnato la sua prima racchetta a dodici anni (prima di tuffarsi nel tennis aveva frequentato parecchi corsi sportivi differenti: dalla danza alla pallavolo, dalla ginnastica artistica al nuoto) e quella connessione corporale aveva dato sfogo alle scintillanti pupille d'ammirazione del padre. Non v'era settimana in cui non spendesse sudore ed energie a stretto contatto con quel mondo che non sentiva d'appartenerle e non s'era mai ribellata al volere del suo vecchio, neppure durante quei non rari episodi di rimproveri cocenti.
    Almeno non fino al compimento dei sedici anni.
    Frequentando le scuole elementari, Ophelia aveva scoperchiato una sua indole poetica che differenziava terribilmente dalla falsa e tranquilla vita che conduceva a casa sua, fra mura protette. S'era appassionata di gialli, di thriller, di storie che superavano la comune concezione di brivido e si tuffavano nel timore umano più primitivo. Aveva iniziato a scrivere a mano anche durante le lezioni, paragrafi di trame e complicazioni noir fra equazioni matematiche e trattati di filosofia antica: la sensazione che provava ogni qualvolta la sua penna delineasse storie fantasiose e così lontane dalla sua realtà di vita la aiutarono a sopportare la pressione fisica e psicologica che subiva regolarmente dentro alle mura di casa. Man mano che i suoi scritti aumentavano di pagine e la sua mente acquisiva più dimestichezza nel cogliere qualsiasi elemento attorno a lei in grado di ispirarle fatti da tradurre a parole, Ophelia comprendeva di necessitare di più; la sua normale vita di Peninta le stava stretta e fu proprio in quel periodo che iniziò a ribellarsi ai genitori in modo del tutto silenzioso: uscite notturne senza permesso, passeggiate in luoghi sconosciuti nei quali giravano individui poco raccomandabili, l'uso di sostanze stupefacenti per assimilarne in prima persona gli effetti, azioni poco legali in generale. Ogni anche più piccolo elemento che le donava una decisa ventata di novità finiva a farcire i suoi libri. Libri (tre per la precisione, nonché i suoi primi veri lavori conclusi) che vide giungere a conclusione ai suoi diciannove anni. Non fu difficile trovare editori online che accettarono di pubblicarli - visto l'innegabile talento -, mantenendo il suo vero nome al sicuro ed optando per un'identità fittizia "Rick Morty". Con l'università, infatti, (s'iscrisse ad un corso di lettere moderne) arrivò poca più libertà e molti libri in corso, i quali ella continuò a scrivere fra esami, partite di tennis e tuffi nei guai.



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    Lo sguardo di chi aveva vissuto solamente sette anni tradiva infantilità, desiderio materno, inconsistente fantasia. Lo sguardo di chi ne aveva vissuti cinque in più forse poteva assomigliarci ma bastava un'attenzione maggiore al modo fin troppo curioso in cui s'inarcavano le labbra alla vista del corpo limitatamente coperto della sorella o il ben nascosto cavallo dei pantaloni al passaggio degli adulti e si poteva notare la netta differenza: uno guardava e l'altro vedeva. Harper - così lo chiamavano ancora a quel tempo - non comprendeva che dissomiglianze vi fossero tra un pasticcio di pesce o una carezza decisa del padre sul capo. Harper, però, sapeva che qualcosa non andasse nel fratello ma non cosa; sentiva dentro di sé che la tempesta sarebbe arrivata, riusciva a odorarla a chilometri di distanza come l'amato padre gli aveva insegnato a fare fin da quando aveva mosso i primi passi. Lei era bianca come il latte, bionda come le spighe che Harper disegnava sui tronchi d'albero distrutti dalle avverse precipitazioni di quel tratto di mondo ed i suoi occhi avevano una goccia di caramello laddove il cacao decideva di sfumare. L'amava, l'adorava, l'ammirava ma come una sorella - nulla di più, nulla di meno. Aveva sette anni quando ricevette l'ultimo vero abbraccio della sua vita, in seguito ad una sbucciatura al ginocchio ed un bacio-cerotto dalla poco più grande sorella. Laetitia. Aveva un nome così delicato, così simile al suo grazioso viso, così intrinseco di affetto che Harper lo ripeteva sempre. Sempre. Anche dopo l'inizio della fine e la fine del suo bambinesco inizio. Laetitia, Laetitia, Laetitia - nenia perpetua, sinapsi in overdose. Ricordava ancora l'abito da cerimonia ch'ella indossava, capo d'abbigliamento che era passato di donna in donna in quella stessa famiglia: una gonna piena e lunga fino all'altezza del ginocchio leggermente strappata ai lati, celeste e bianco inframmezzati di lavanda acquarello - sporchi ma pur sempre brillanti agli occhi di Harper -, angelica. Ricordava come quella stessa gonna venne alzata, strappata, macchiata ulteriormente. Ripassava nella mente la memoria del suo sorriso incastonato in quel volto ancora non del tutto particolareggiato da spolverate femminili di temporaneo trucco o checchesia, i denti leggermente ingialliti per le loro condizioni di vita nell'Ouden ma pur sempre il miglior accostamento di ciò che era considerabile "sorriso", e la ricordava sana, ridente, intatta. Harper aveva imparato a sopravvivere e sapeva usare un'arma (di qualsiasi genere) fin dal compimento dei suoi sette anni ed eccelleva egualmente in tutte le prove che il padre gli riservava, lasciandolo sempre gioioso e di buon umore. Sapeva uccidere ma non era riuscito a proteggerla - a quel tempo si chiese se era possibile levare via la vita da chi condivide lo stesso identico sangue o se vi fosse una qualche primitiva legge divina che impedisse alcun tipo di versamento entro le circoscrizioni famigliari. Non ricevette né risposta, né coraggio. Quei denti leggermente ingialliti gli avevano sorriso, una volta, e dopo dieci minuti di stupro erano anneriti, pronti ad accogliere vermi e perdere d'atomi. Harper era seduto con i suoi amici del tea del sabato sera - Vincent, Henri e Salvador sul promontorio che dava al loro accampamento del mese - e versava loro finto tea proveniente da una finta teiera fatta di pietra calcare. Il sole stava calando e rilasciava sprazzi pittoreschi di estremi colori dissonanti fra loro sia sull'arco celeste che in riflesso ad ogni oggetto di quello strambo pianeta che ospitava Harper ed i suoi amici del tea del sabato sera. Henri gli aveva fatto notare la nocciolina che era il sole, un incendio di sfavilloso magma nell'orizzonte ed era sublime come bene si adattasse alla trasportante musica tribale che sopraggiungeva dai tendoni in cui la sua famiglia arrostiva alimenti e ballava con gradazioni alcoliche elevate. Sempre Henri gli aveva indicato l'intensificarsi della luminosità delle stelle, sopra di loro, uguali per tutto il creato. Ed una stella in particolare, celeste nel suo abito consunto, camminava a braccetto con il fratello, giù, dove il sole iniziava a spegnersi ed il buio incombeva timidamente. Attento com'era ad ammirare quell'ancora non macabro quadro, aveva riempito troppo la tazzina di Salvador. Fu veloce a trovare qualche scusa per assentarsi da quell'incontro settimanale regolare e capitombolò felino giù dal promontorio, seguendo i passi di chi lo aveva preceduto. Raggiunse il teatro della morte quando ancora Laetitia respirava nonostante un paio di asfissianti mani le circondassero il latteo collo ed il fratello maggiore pioveva su di lei, ritmiche gocce spinte con animalesca chirurgia. Era un gioco? Non ne aveva mai visto alcuna rappresentazione prima di quel momento e quindi si ritrovò a boccheggiare, nascosto da un macigno naturale testimone di quell'incestuoso segreto. Non seppe precisamente che cosa lo spinse a palesarsi ma il fratello lo vide e si eresse nella sua forma di nero demone e gli assestò un colpo al volto talmente forte da rischiare di spaccargli la mascella. A terra, una mano sulla guancia e la vista offuscata ed insicura, debolmente chiamò Latetitia con pizzicanti lacrime a pungergli gli occhi perché quel dolore era straziante e veniva difficile anche solo muovere la pastosa e metallica bocca. Forse svenne, forse entrò in trance ma quando un altro pugno gli frammentò la cartilagine del naso, si accorse di essere a natiche scoperte contro la fredda terra dell'Ouden. I pantaloni abbassati gli bloccavano le caviglie ed un calcio - più forte e virile, più vissuto e rabbioso rispetto agli altri che collegò al padre - all'addome lo fece vomitare sangue e tutto ciò che aveva nello stomaco. Visse un momento di sensazioni lontane, indirette, nel quale solamente un dolore terribile e lancinante in ogni parte del corpo s'intensificava ad un nuovo colpo ben assestato - qualcuno urlava e qualcuno piangeva, li sentiva, ma la sua mente destabilizzata non connetteva nulla. E dal nulla si fece abbracciare l'istante in cui qualcosa di terribilmente duro forse gli aprì la testa a metà. Si svegliò qualche ora dopo e preferì non averlo mai fatto.



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    [001] don't weep, lil one

    Baxter scoprì il suo potere quando era ancora in fasce: seppur non possedesse completamente la concezione di cosa fosse la vita e la consapevolezza dell'esistenza dalla sua parte, riusciva segretamente a udire suoni e rumori che provenivano da luoghi indistinti e lontani dalla sua culla. Non era raro, infatti, che sua madre lo trovasse avvolto dalla coperta azzurra a ridere di gusto e fissare il soffitto con le piccole pupille nere pregne di divertimento. Ella non poteva neppure lontanamente immaginare che nei suoi timpani, in quei momenti di estremo spasso, vi fossero le fusa calorose di un gatto o la nenia stonata di una zitella depressa dall'altra parte dell'isolato.

    Crebbe avvolto nel mistero circa le sue doti sovrumane e non ne fece mai parola ai propri genitori, entrambi onesti impiegati comunali nella maestosa Capitol City, dai quali avrebbe atteso severi rimproveri allo scoperchiamento delle sue supposizioni. A scuola, infatti, era venuto a conoscenza di cosa fossero i mutanti ed il pensiero generale lo aveva visto retrocedere ad uno stadio di negazione: perché era venuto al mondo con quel disturbo? Chi o cosa lo aveva reso tanto sensibile all'udito e - in maniera più leggera - all'olfatto? Man mano che il suo corpo cambiava, raggiungendo la vetta ormonale nel periodo dell'adolescenza, notò che fosse sempre più difficile nascondere la sua natura, poiché l'udito ed il suo apparato sensoriale in generale iniziarono a giocargli brutti scherzi improvvisi: sordità temporanee (anche di soli pochi dolorosi secondi), percezioni distorte di elementi di discorso che non avrebbe mai voluto udire e la perdita sempre maggiore di sensibilità alle dita e della vista dell'occhio destro. Fu inevitabile, quindi, farne parola alla madre.

    [002] you need to be brave

    Venne segretamente consegnato ai ribelli il giorno prima del suo sedicesimo compleanno: niente torte, nessuna festa addobbata a dovere, nessun augurio da parte delle due persone che gli avevano regalato la vita - solo un freddo scambio di battute, un "Sii forte, Baxter." finale e una singola, mal trattenuta, lacrima.

    Ciò che più lo colpì nell'attraversare il confine tra la civiltà di Capitol City e ciò che sostava al di fuori fu l'ingigantirsi improvviso del suo potere: bastò un passo, un singolo e breve movimento di suole, e l'emicrania persistente a cui s'era ormai dovuto abituare cessò. Ma non si trattò solo di quell'acquietarsi graduale di dolore: se prima l'area che il suo udito era in grado di raggiungere si limitava a qualche isolato - intervallati da problemi di ricezione, suoni distorti e fin troppo dolore laddove si trattasse di semplici metri di distanza -, in quell'unico passaggio l'alone raggiunse un cerchio d'azione quadruplicato rispetto al passo prima. Affiancato da individui della sua stessa natura, Baxter annusò il profumo di una nuova vita.

    [003] follow me, we're gonna get to the moon

    Erano passati sedici anni dacché Baxter aveva lasciato la perfetta vita di Capitol City. Seppur inizialmente il compito di abituarsi ad una vita completamente diversa - priva soprattutto dei genitori che, in un modo o nell'altro, s'erano rivelati essere una colonna portante della sua esistenza - fosse stato arduo, il trentaduenne poteva dirsi egregiamente incastrato nella società mutante. Nei primi cinque anni in cui si era trasferito a Blackridge, Baxter era stato addestrato alla sopravvivenza, un anello che mancava alle sue abilità poiché nella città, al sicuro e costantemente monitorato dalle autorità, non v'era necessità di simili conoscenze. Ciò che più lo aveva formato, però, era stato il durissimo addestramento circa il suo potere. Aveva compreso, grazie anche a specifici individui addetti a quel genere di compiti, che la sua maggiore abilità risiedesse nel senso dell'udito e, in misura minore, nel senso dell'olfatto. L'affinamento di tali capacità, però, mirava enormemente alla corretta funzione degli altri sensi, più specificatamente la vista. Fu a ventidue anni che perse completamente la vista dall'occhio destro. Un fattore che, in realtà, apportò principalmente esiti positivi sulla sua persona, poiché da uomo estremamente rancoroso e negativo, fermo nei suoi ideali e vendicativo fino agli estremi, si mutò gradualmente in un individuo dalla filosofia di vita semplice ma efficace: vivere la vita con leggerezza.

    A ventinove anni, dopo tredici anni a Blackridge ed un servizio impeccabile, divenne comandante dell'esercito di ribelli.



    Edited by phosphene - 27/4/2019, 01:06
     
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    Ho segnato due personaggi, solo che non sono mai stata brava nei gdr, e quando ci giocavo era solo in quelli nel classico fantasy medievale, ma mai in gdr con ambiente odierno o sci-fi, non ce la farei mai sinceramente XD
     
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    CITAZIONE (†Inahime @ 24/4/2019, 02:27) 
    Ho segnato due personaggi, solo che non sono mai stata brava nei gdr, e quando ci giocavo era solo in quelli nel classico fantasy medievale, ma mai in gdr con ambiente odierno o sci-fi, non ce la farei mai sinceramente XD

    non ti preoccupare! immagino che sia una scelta difficile se non si è nel contesto del gioco (tra l'altro io non ho mai ruolato in gdr classici fantasy, non credo che ne sarei neppure in grado pff) :ihihih:
    aggiunto tutto, grazie per la partecipazione!
     
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    › a pelle, con quale personaggio preferiresti ruolare? Non ho mai partecipato a un GDR o ruolato, ophelia però mi ispira ~
     
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    › a pelle, con quale personaggio preferiresti ruolare? idem come sopra lel
     
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    aggiunti tutti, grazie per l'iscrizione :noseb: :hearteu:

    CITAZIONE (hope‚ @ 24/4/2019, 09:43)
    Gran bei pg, è stata un’ardua scelta :3

    ti ringrazio, devo ammettere che sono felice sia adua :ihihih:

    CITAZIONE (Clover~ @ 24/4/2019, 10:35)
    › a pelle, con quale personaggio preferiresti ruolare? Non ho mai partecipato a un GDR o ruolato, ophelia però mi ispira ~

    [voce leggera del vento] : "dovresti iniziare ~"

    CITAZIONE (Isa ~ @ 24/4/2019, 11:39)
    › a pelle, con quale personaggio preferiresti ruolare? jonykophexter vale?

    oltre a dirti che per te vale tutto, tuttissimo ( :mahlove: ) ti avviso che per l'Hunts il 9 e il 13 erano occupati, così ti ho scalato a quelli più vicini u - u
    ps. TE LI LANCIO TUTTI :lalala:
     
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    › a pelle, con quale personaggio preferiresti ruolare? Zyko *^*
     
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    CITAZIONE (Isa ~ @ 24/4/2019, 11:39)
    oltre a dirti che per te vale tutto, tuttissimo ( :mahlove: ) ti avviso che per l'Hunts il 9 e il 13 erano occupati, così ti ho scalato a quelli più vicini u - u
    ps. TE LI LANCIO TUTTI :lalala:

    MLMLMLMLMLML

    Oh gosh non me ne ero accorta, grazie :mahlove:
     
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    › a pelle, con quale personaggio preferiresti ruolare? Zyko *^*

    aggiuntissimi, grazie mille :takeit:

    CITAZIONE (Isa ~ @ 24/4/2019, 14:09)
    MLMLMLMLMLML

    Oh gosh non me ne ero accorta, grazie :mahlove:

    :sbaving: :hearteu:
     
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    › a pelle, con quale personaggio preferiresti ruolare? Zyko, m'ispira. (?)
     
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    › a pelle, con quale personaggio preferiresti ruolare? baxter actually, soprattutto perché mutante uwu
     
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    aggiunti entrambi, grazie mille per l'iscrizione :lalala:

    w bax & zyko :shyshyshy:
     
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    › a pelle, con quale personaggio preferiresti ruolare? vale dire tutti? xD
     
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